In Corsi di fotografia/ Linguaggio fotografico

01 – Secret love

Mi è stato più volte chiesto il significato che attribuisco ad una fotografia, la mia chiave di lettura e le motivazioni che avrebbero portato una giuria ad eleggerla vincitrice di un concorso. Cercherò di rispondere nel blog riproponendo alcune immagini e leggendone la significazione, prescindendo per quanto possibile da tecnica, composizione ed editing che ovviamente dovranno essere impeccabili per sperare di vincere. Le varie considerazioni che farò verranno poi raggruppate e proposte nei miei corsi di fotografia, come complemento alle lezioni sul linguaggio fotografico.

Secret Love è una fotografia inviata a concorso su Betterphoto.com per il tema “Appartenenza, relazioni”, vincitrice del secondo premio a Febbraio 2009 (si può visitare la mia intera galleria Betterphoto dall’apposita sezione di questo sito).

Visto il tema ho ritenuto fondamentale presentare una fotografia street, un momento reale “rubato” a Lisbona qualche mese prima. Mi sembrava perfettamente in tema la scelta dell’adolescenza, periodo in cui appartenenze e relazioni assumono significati variegati.
C’è l’appartenenza ad un gruppo, loro tre, omologati in qualche modo nel loro mostrarsi, nell’apparente determinazione e arroganza del gesto di sdraiarsi a prendere il sole su un selciato.
C’è, tra i personaggi, una posizione reciproca che lascia ipotizzarne diversi livelli di relazione. La loro scultura umana vede infatti la ragazza tendere col corpo verso il ragazzo centrale, osservarlo, sorridere. Stanno forse parlando di qualcosa? Esiste complicità nel discorso che stanno facendo? Quale è il legame fra i due? Sicuramente vicini, ma non troppo… non abbastanza.
Il terzo ragazzo resta in disparte, solitario ed indisturbato nel suo riposo. Con loro ma al momento fuori dalla relazione.
Un altro elemento apparentemente insignificante focalizza la mia attenzione, trascende lo spazio della fotografia per inserire un concetto più ampio di appartenenza e relazione: la presenza di uno, o forse due telefoni cellulari (forse il ragazzo al centro ne tiene anche un secondo nella mano). Un telefono cellulare così in vista sottolinea l’importanza di tale connessione verso qualcosa di esterno, forse il loro gruppo più ampio di amici, o chissà, l’ansiosa attesa di una telefonata importante….

Quel che si può oggettivamente concludere è che in questo scatto il tema richiesto è richiamato più volte ed assume varie forme nella misura in cui larga parte della storia è non raccontata ma lasciata alla libera interpretazione del lettore.

L’idea del titolo?? Deriva dalla posa della ragazza, che in effetti osserva il suo amico senza esser vista, sorride nel guardarlo e tradisce forse un sentimento più profondo col tenero gesto di carezzarsi l’addome. Ma questa di un amore segreto è solo la mia visione personale…

  • Micaela
    16 Marzo 2010 at 16:12

    Devo dire che la tua chiave di lettura mi sembra veramente azzeccata, per lo meno dopo aver letto le tue riflessioni mi sono scoperta a pensare “ovvio, come ho fatto a non pensarci prima?”. in un primo momento ho attribuito a questa foto un significato completamente diverso, che però forse non è totalmente da respingere: la distanza fisica che separa i tre protagonisti, per me, è anche distanza verbale, incapacità di comunicare, per lo meno di comunicare guardandosi negli occhi e guardandosi anche dietro gli occhi rivolgendosi alla fonte del proprio pensare e del proprio sentire.
    Questi miei pensieri sono indotti sia dalla presenza del cellulare sia dal fatto che i due ragazzi indossano gli occhiali: entrambi gli oggetti rappresentano una barriera, un muro che separa e distingue. Separa e distingue l’essenza autentica di ciascuno dal mondo esterno. Il telefono è una forma di contatto, ma di contatto indiretto e implica comunque una separazione, una distanza fisica fra gli interlocutori: è come se si volesse avere la persona vicina si, ma non troppo, o per lo meno non tanto da invadere spazialmente la sfera di intimità. Per gli occhiali il discorso si estremizza ancora di più, perché in questo caso il confine che delimita gli spazi è realmente fisco, tangibile. L’unica che sembra voler accorciare un po’ la distanza è la ragazza, sprovvista sia di telefono sia di occhiali, ma lo fa con un atteggiamento apparentemente poco convinto, perché non è protesa verso gli altri, ma solamente voltata.
    Credo una interpretazione non escluda completamente l’altra: il fatto di voler affermare l’appartenenza ad un gruppo non elimina il disagio derivante dall’incomunicabilità della propria natura più intima, anzi è proprio questo disagio, a mio avviso, che concorre a ricercare la presenza e la vicinanza di persone simili anche attraverso il riconoscimento all’interno di un medesimo contesto sociale.