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Domani

Continui a chiedermi perché sto qui. E tu, allora, dimmi perché tremi.
Non dovrei esserci, l’hai già detto, ma davvero vuoi che vada? Spiegami perché non sei rimasta dietro quella tenda, hai attraversato la strada allagata e adesso nel cerchio buio di questo lago vuoi mandarmi via.
Mi guardi, guardo te. Se perdi una scarpa qui non la ritrovi, ma cosa importa forse hai già lasciato molto altro.
Che tipo di disperazione ti porta? Ed io?
Non lo so cosa faccio qui, non era per entrare non c’è tempo ora. Resto qui a bagnarmi, che se alzi il viso la luce di quel lampione accende i rivoli sul tuo viso e la trasparenza dei tuoi occhi, mentre quella che si specchia a terra trema alle tue spalle e ti fa compagnia. Vorrei farci l’amore ancora un pò, con questa luce, e poi respirare nel sonno l’odore che la pioggia non riesce a lavarti. Scoprire se piangi tremi o sorridi, quando ti perdi in qualcuno, se la tua pelle si increspa o si fa rossa quando la sfiori o la stringi, o quando incontra labbra ruvide di barba. Voglio capire se nel sapore della tua bocca c’è memoria di te, degli uomini del tuo passato, di matite masticate, di caramelle da bambina, i baci di tua madre, il sacco in cui scalciavi, il profumo del mirto e della vaniglia e di terre lontane e spezie fino alla prima donna d’Africa, il mare, il fango, la Pangea.
Ma lo sai che se tornassimo così indietro saremmo una cellula unica, io e te?
Non dovrei essere qui stanotte, muto a guardarti. Serviranno scarpe nuove, domani. Allora baciami, ti prego, in questo silenzio.